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I rischi dei filmati in rete

Il futuro lavorativo di quattro milioni e mezzo di giovani inglesi potrebbe essere compromesso dalle tracce lasciate in Internet. Lo rivela una ricerca dell'Information Commissioner's Office, l'Autorità britannica per la protezione dei dati personali, condotta sui ragazzi inglesi d'età compresa tra i 14 e i 21 anni (http://www.ico.gov.uk/...pdf.)

Sempre più giovani pubblicano i contenuti personali senza pensare alle impronte elettroniche che si lasciano dietro e cresce il numero di datori di lavoro, college e università che usano Internet come strumento per selezionare e per ottenere informazioni sui potenziali lavoratori o studenti.

Il prezzo da pagare per i dati inseriti su YouTube, Facebook e Myspace potrebbe essere molto alto in vista della carriera futura se si scoprisse qualcosa di poco desiderabile. Il 71% dei ragazzi non vorrebbe, infatti, che un'università o un eventuale datore di lavoro cercasse informazioni in rete su di loro senza prima aver cancellato i contenuti dai social network.

Sei su dieci non hanno mai considerato la possibilità che i dati immessi oggi su Internet potrebbero essere permanenti e accessibili in futuro. Mentre un terzo dichiara di non aver mai letto le informative sulla privacy e di non sapere come gestire le informazioni personali.

Dalle interviste emerge anche che i due terzi dei giovani, oltre a non pensare alle conseguenze di ciò che pubblicano sul web, accettano gli sconosciuti come ‘amici' e più della metà dice di lasciare intenzionalmente indizi del proprio profilo personale per attrarre nuove persone. C'è di più: il 75% non sembra comunque preoccupato dal fatto che il profilo pubblico possa essere visto da estranei, anzi un 7% di loro pensa che la riservatezza non sia importante e vuole far vedere a chiunque il proprio profilo.

Per quanto riguarda i dati messi online: il 60% pubblica la sua data di nascita, il 25% il tipo di lavoro e quasi il 10% l'indirizzo di casa. Sono queste, tra l'altro, le informazioni personali più utilizzate per creare passwords, a cui si aggiungono nomi di sorelle, fratelli o animali domestici, che diventano preziose per chi commette i furti d'identità.

A questo punto, è quanto rivela la ricerca, il pericolo non riguarda soltanto le frodi ai danni degli utenti in caso di accesso a prodotti e servizi virtuali, quali comunità, conti bancari e acquisti online. Il rischio maggiore è per i danni alle prospettive lavorative future dal momento che le aziende, prima di assumere, cercano in rete le informazioni sul candidato.




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